domenica 27 maggio 2007

SUNSHINE


Sunshine

UK 2007

REGIA

Danny Boyle

INTERPRETI

Hiroyuki Sanada, Mark Strong, Benedict Wong, Cillian Murphy, Cliff Curtis, Michelle Yeoh, Troy Garity, Chris Evans, Rose Byrne

SCENEGGIATURA

Alex Garland


E’ il 2057 e il sole sta morendo.

Un gruppo di scienziati viene spedito nello spazio a bordo dell’Icarus II per sganciare una bomba nucleare in grado di riattivare il sole. In teoria.Cillian Murphy, attore feticcio di boyle, interpreta il ruolo di un fisico, Capa.
La costruzione della navicella è alquanto particolare, è preceduta da uno scudo protettivo che non permette ai raggi del sole di oltrepassarla.
All’interno vi è una sala di osservazione che vede alternarsi i membri dell’equipaggio per poter osservare il sole tramite uno schermo filtrato.
Pochi elementi originali per quello che sembra essere il solito film di fantascienza.
Sunshine conserva in partenza elementi classici ma finisce per mischiarli ai caratteri dell’action-movie e dell’horror.
Ne esce un ibrido che, seppur derivativo, è totalmente fuori dagli schemi.
Boyle modernizza la fantascienza contaminandola con altri generi.
Sembra di assistere ad un best of della cinematografia fantascientifica, da 2001 Odissea nello spazio in poi. Si cita tutto il citabile, da 2001, passando per Solaris, Dark Star, Babylon 5, Mission to Mars, fino ad arrivare al film cui Sunshine deve maggiormente : Event Horizon.
Quando l’Icarus II riceve una richiesta di soccorso lanciata sette anni prima dall’equipaggio della dispersa Icarus I il film di Boyle vira bruscamente sulle coordinate del film di Anderson (i sette anni sono infatti gli stessi trascorsi dall’analoga richiesta di aiuto dell’ Event Horizon, alla loro ricezione da parte della Lewis and Clark), se ne appropria e lo celebra.
Alex Garland, lo sceneggiatore, imprime anche qui il suo marchio di fabbrica.
Come in The Beach e 28 giorni dopo, divide il film in due tempi distinti e contradditori e racconta ancora una volta una storia sull’uomo, la sua natura, i suoi istinti e i suoi limiti, servendosi di materiale filmico già esistente.
La regia di Boyle è al servizio di Garland, i due autori vivono in simbiosi, lo stile derivativo e citazionista del primo si fonde e vive con quello iperrealistico e visionario del secondo.
Ciò cui si assiste è qualcosa di inedito ed avvolgente, un alternarsi di scene di rara bellezza (la sequenza della riparazione dello scudo, lo splendido finale) e di forte impatto visivo che catturano e accecano lo spettatore trascinandolo fino a fine visione.


di Alberto Viavattene

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