martedì 25 settembre 2007

28 SETTIMANE DOPO


28 Weeks Later

UK ,Spagna 2007

REGIA

Juan Carlos Fresnadillo

INTERPRETI

Robert Carlyle,Jeremy Renner,Rose Byrne,Imogen Poots e Mackintosh Muggleton

SCENEGGIATURA

Rowan Joffe e Juan Carlos Fresnadillo

Quello che fa effetto della saga biohazard di 28 After è questa caratteristica degli infetti dalla rabbia di spruzzare e vomitare saliva e sangue ovunque. Ha un che di malato che fa venire voglia di lavarsi in una vasca di plutonio. Se fossimo in era da fobia AIDS questi film sarebbero considerati rivelatori. Lo era The Crazies di Romero di cui non sono altro che remake. Per il sequel di 28 Giorni Dopo, Juan Carlos Fresnadillo(Intacto) immagina una diffusione trasversale della rabbia e di un gene immune in alcuni,ovviamente se trattasi di un bambino è ancora più accattivante. Il film è una lunga fuga disperata dall'invasione di questi esseri mentre il governo ha raso al suolo Londra e comincia a fare piazza pulita di civili. C'è un neanche tanto voluto sottotesto antibellico nel film che giocoforza analizza situazioni di guerriglia urbana molto efficaci che sono il pane quotidiano su territorio di guerra. Il film riesce grazie a diversi elementi calibrati, una regia furiosa e compassata che si permette anche di fare degli esperimenti sulla fotografia digitale come una lunga scena in effetto notte riuscita molto bene. A questo si aggiunga un ottimo cast su cui naturalmente spicca,quantomeno per familiarità,Robert Carlyle che ha un personaggio che subisce una insolita espiazione evolutiva. Ottimi anche Jeremy Renner(Dahmer),Rose Byrne e i due portatori sani,Imogen Poots e Mackintosh Muggleton. In un ruolo secondario c'è anche Harold Perrineau,ex Oz e Lost. Il film naturalmente sfrutta diverse influenze, naturalmente soprattutto zombifiche romeriane ma ha anche richiami a Hitchcock e strutturalmente a Aliens di James Cameron. Sarebbe curioso sapere se sono volontari o subconsci. Comunque il film non fa assolutamente rimpiangere il predecessore che comunque rimane superiore.

di Gianluigi Perrone

SUPERBAD


Superbad

USA 2007

REGIA

Greg Mottola

INTERPRETI

Jonah Hill,Michael Cera,Christopher Mintz-Plasse, Seth Rogen,Bill Hader,Emma Stone

SCENEGGIATURA

Seth Rogen e Evan Goldberg

E fu così che Superbad conquistò l'America. Successo strabiliante in patria,dove c'è sempre un desiderio di teen comedy da Porky's a Animal Housefino ad American Pie e questa new sensation di Greg Mottola. Scritto da Seth Rogen e Evan Goldberg, ripercorre un po' le loro adolescenze e quelle ditutti in pratica! Infatti quello che va oltre in questo che tutto sommato è un filmcinematograficamente povero, con una sceneggiatura esile e attori azzeccatima non eccezionali neanche come comici, è il fatto che questo è unospecchio genuino di quello che sono i ragazzi. E' un continuo deja vù perchè neanche alle suore si è esenti di dire le peggiori oscenità possibili. Questisono gli adolescenti di oggi e di sempre,le cui pulsioni sessuali sono così intense da poter fare qualsiasi cosa per un orgasmo seppur immaginato. Edinfatti i due protagonisti Seth e Evan, Jonah Hill e Michael Cera,a breve superstar insieme a Christopher Mintz-Plasse, sono alle porte del diploma evogliono salutare il liceo e la loro amicizia con una sana scopata che sperano andentemente di procurarsi facendo ubriacare delle ragazze ad unafesta. Orribile ma assolutamente realistico! Solo che negli States l'alcohol èillegale sotto i 21 e quindi devono mettersi nei guai per procurarselo. Visto che questa parte è troppo esile per un film ci aggiungono la sottotrama assurda(che forse è la cosa più esilarante)dell'amico Fogell, un iper-nerd completamente svalvolato, che finisce nelle mani di due poliziotti scatenati dai passatempi a dir poco criminali. Il tutto ha ritmo da vendere ma soprattutto è al contempo leggero ed efficace grazie ad un linguaccio scurrile fine a sé stesso ma incredibilmente genuino.

di Gianluigi Perrone

SICKO


Sicko

USA 2007

REGIA

Michael Moore

INTERPRETI

/

SCENEGGIATURA

Michael Moore


Per questo nuovo documentario (che,come detto mille volte,documentario non è) a Michael Moore cosa daranno? Il Nobel? Forte dei suoi successi, Moore stavolta se la prende con la Sanità Pubblica,non riuscendo a colpire le lobby farmaceutiche che si sono chiuse a riccio terrorizzate dall'ariete del paffuto regista. Moore non si sforza troppo stavolta. Fa quello che si farebbe bormalmente per attaccere il sistema sanitario di un paese come gli Stati Uniti: mostra gente che sta male e muore abbandonata a sé stessa. Quando si scrive di Moore bisogna premettere che è assolutamente deprecabile il fatto che negli States non ci sia assistenza pubblica ed è giusto che si sappia questo. Però Moore lo fa come sempre in maniera poco chiara,dinonesta e faziosa. Il film sembra scritto per la classe ingnorante ed arrabbiata che non vede l'ora di prendersela con qualcuno per la sua condizione. Moore è deciso a far vedere come in America faccia tutto schifo ed invece nel resto del mondo stanno tutti bene. Va in Canada dove la gente si vanta di stare benissimo,in Inghilterra ed infine in Francia dove solo una babbeo potrebbe fidarsi del fatto che il governo ti lava i panni. Non a cas si parla di paesi molto nazionalisti a cui piace parlarsi a dosso, se fossero venuti in Italia non ci sarebbe stata gente che si vantava così della propria sanità.Infine Moore adotta un falso sfruttamento della proprietà transitiva, fa una spedizione a Guantanamo e si porta dietro alcuni eroi del 9/11 che si sono ammalati sul luogo. L'idea che vorrebbe dare è "se l'ospedale di Guantanamo è migliore di un ospedale medio americano, vuol dire che stanno meglio i terroristi.Ah beh,bella forza. Ed infine va a Cuba dove dovremmo credere che ogni volta che ci entri ti mettono il tappeto rosso. Non è che lui andava con una camera appresso. Roba per chi ci vuole per forza credere.Però devo ringraziare Michael Moore per avermi permesso di scrivere una cosa che dico da molto. Se a Cuba si sta cosi bene ed è tutto così bello PERCHE' DIAVOLO QUALSIASI CUBANA E' DISPOSTA A SPOSARSI CON IL PRIMO CHE PASSA PUR DI ANDARSENE DA LI'????

di Gianluigi Perrone

lunedì 24 settembre 2007

FUNERAL PARTY


Funeral Party

UK 2007

REGIA

Frank Oz

INTERPRETI

Matthew Macfadyen, Keeley Hawes, Andy Nyman, Ewen Bremner, Alan Tudyk
SCENEGGIATURA

Dean Craig



E' più una annotazione che un premessa quella con cui voglio cominciare questa recensione: Frank Oz è britannico e quindi faccia dello humor brittannico. Se è possibile per sempre, visto i risultati entusiasmanti di questo Funeral party. Non è un critica al buon Oz che di cose carine ne ha fatte in abbondanza. Però in un mondo come Hollywood dove, a mio modo di vedere, c'è la spovveduta idea che alla fine conti più l'attore che un buono script (è stato uno dei motivi principali della caduta di Eddy Murphy): ed ecco, come per magia, spuntare fuori cretinate come the Score e la Donna perfetta. Magari mi sbaglio, ma per adesso sono contento Oz abbia avuto buon gusto (naturalmente British) di affidare uno script intelligente quanto grottesco a un cast d'attori sconosciuti (unica eccezione per Tudyk e uno strepitoso Bremner). I risultari si vedono sin da subito. Perchè Funeral Party non è un film che basa il suo umorismo sull' imprint del suo attore protagonista (emblematici in questo caso sono i film di Will Ferrell) ma è un film che punta sull'interpretazione corale da parte di tutto il cast. Ne segue un film armonico e non decentrato. Ma partiamo dalla storia: una ricca o medio borghesia (ma a chi importa?) si ritrova al funerale del patriarca. Niente di così sconvolgentemente triste. Perchè dopo neanche due minuti ecco la prima gag: Daniel, figlio del defunto, davanti al feretro sussurra stupito ai becchini "chi è? Non è mio padre". Da li in poi si riderà (garantito e assicurato) fino alla fine. Niente ripensamenti o cadute di stile. Il film alza sempre di più il tiro tanto che con il passare dei minuti Funeral Pary diventa sempre più scorretto (indimenticabile in questo caso la storia del nano imbucato). Naturalmente la ricetta delle gag è alquanto semplice: si prende un momento solenne e impostato come un funerale e si inserisce un sovvertitore (Valium coretto, la merda del nonno incazzato, l'imbucato, ecc) in modo che la reazione dei protogonisti sia il più bizzarra e grossolana possibile. Facile si. Alquanto facile se non si tiene conto del fatto che la comicità è ritmo. E di ritmo Funeral party ne avrebbe da regalare. Oz riesce a gestire anche tre gag alla volta senza andare ad intaccare l'equilibrio della storia. Tutto è sincronizzato come un orologio svizzero, merito e qui mi ripeto dello straordinario cast e di uno script brillante. Applausi di quelli sinceri quindi ad quest'ultima opera di Oz. Forse il miglior Oz degl'ultimi tempi. Di sicuro il più onesto con se stesso.

di Daniele Pellegrini

SEVERANCE - TAGLI AL PERSONALE


Severance

UK 2006

REGIA

Christopher Smith

INTERPRETI

anny Dyer, Laura Harris, Tim McInnerny, Toby Stephens

SCENEGGIATURA

James Moran,Christopher Smith

Per una volta il titolo Italiano per distribuire un film straniero nelle sale ha colto nel segno, “tagli al personale” riassume sarcasticamente tutto il plot.
Ma di cosa parla questo film dal titolo bizzarro? Appunto di personale, ossia di un team di impiegati di una multinazionale di armi che seguendo il buon metodo Toyotista (cercate il significato su Wikipedia se non lo sapete) inaugurato dai Giapponesi, si ritirano in un luogo deserto per creare il salubre ambiente del team di squadra. Una sorta di training per partorire nuove idee e rafforzare lo spirito di gruppo. Già la presentazione dei personaggi è comica, c’è quindi la fresca di turno, il casinaro che si diverte con le droghe ed è completamente leso, il ragazzone timido, quello che si innamora a caso, il capo team che è uno sfigato paranoico tremendo ecc..ecc...
Arrivano dunque in questo posto isolato e vengono dopo poco tempo presi d’assalto da un manipolo di mercenari che vuole far loro la pelle. Più avanti si scoprirà chi sono questi simpatici quanto letali signori. Curioso come il regista, Christopher Smith, quello di Creep per capirci, cambi completamente di registro, passando dall’horror claustrofobico alla commedia horror-splatter.
Il gore c’è eccome, sempre in maniera goliardica ma alcune sequenze sono abbastanza brutali ed è lì il bello, nel far passare da un clima di risate allo shock, o presunto tale, per smembramenti vari, tagliole, decapitazioni e chi ne ha più ne metta.
Vi sono alcune sequenze davvero esilaranti, come quella dell’aereo abbattuto, la quale va direttamente a toccare i nervi scoperti del post 11 settembre. Non è certo un film da prendere particolarmente sul serio, ma la critica alle multinazionali e all’industria delle armi è più che evidente anche se in maniera sarcastica. Diciamo che si va a stuzzicare cose risapute, in maniera tutt’altro che faziosa, ma innegabile nello stato di fatto. Guardatevi la sequenza della decapitazione attentamente perché è davvero indimenticabile. Se vi piacciono le tette al vento in stile anni ’80 (capirete), avrete la vostra sferzata di action-tamarro anni ’80. Se riconoscete la scena vuol dire che un po’ tamarri lo siete anche voi. Ma non si nasconde un tamarro dentro ognuno di noi?
Deliri a parte questo Severance Tagli Al Personale non è affatto un film brutto e tanto meno stupido, merita senz’altro una visione, anche due magari, giusto per entrare meglio nell’atmosfera delirante, con questo non voglio dire che alcuni sono poco attenti, o forse si, ma andatelo a vedere ne vale la pena. Ben vengano prodotti del genere, di questo genere e che se ne infischiano di prendersi sul serio, almeno apparentemente. Spariamo al cielo!

di Davide Casale

venerdì 21 settembre 2007

LA RAGAZZA DEL LAGO


La ragazza del lago

ITALIA 2007

REGIA

Andrea Molaioli

INTERPRETI

Tony Servillo, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni

SCENEGGIATURA

Sandro Petraglia


Per il suo primo film, Andrea Molaioli,aiuto regista di Moretti, rispolvera tutti gli elementi divenuti tipicamente fruttuosi per il cinema italiano un po' più autoriale. Una regia mimetica, una realtà provinciale, musica dub, riferimenti al cinema di genere e ottimi caratteristi come Ernesto Mahieux o Toni Servillo, strumenti già ampiamente utilizzati daSorrentino e Garrone, che hanno la fortuna di avere anche un team di ottimi sceneggiaturi .Invece lo script de La Ragazza del Lago si arena su una serie clichè del noir oramai desueti. LA parte meno convincente è quella dei dialoghi, stucchevoli nella loro prevedibilità, e se non è Toni Servillo a recitarli con gigioneria,il risulato è spesso tiepido. Molaioli dimostra bravura ed è conscio di aver intuito gli elementi esatti per far bene ma potrebbe osare di più,un problema assolutamente comune qui nel Bel Paese.

Gianluigi Perrone

giovedì 20 settembre 2007

I SIMPSON - IL FILM


The Simpsons Movie

USA 2007

REGIA

David Silverman

INTERPRETI

Dan Castellaneta, Julie Kavner, Nancy Cartwright, Yeardley Smith, Hank Azaria, Harry Shearer

SCENEGGIATURA

James L. Brooks, Matt Groening, Al Jean, Ian Maxtone-Graham, George Meyer, David Mirkin, Mike Reiss, Mike Scully, Matt Selman, John Swartzwelder, Jon Vitti



Dopo anni e anni di attesa il film di una tra le più grandi invenzioni televisive mai fatte arriva sugli schermi. i Simpsons sono una delle maggiori influenze dell'era moderna, rispecchiano sia la famiglia americana ma comunque quella occidentale in generale(questo mette un po' i brividi) e hanno cambiato l'immaginario comune radicalmente. Non si può negare che Homer e i suoi familiari siano personaggi diventati reali con personalità reali ormai note a tutti. Dal film ci si sarebbe aspettato qualcosa di più a dirla tutta, visto che è sì una puntata in cui si vede la devastazione di Springfield e l'estraniamento della popolazione ma il tutto risulta come una summa delle migliori scene della serie che hanno ispirato quelle del film. Homer ne combina una grossissima e Springfield diventa la città più inquinata d'America tanto che il governo (a capo di Schwartzenegger) devide di isolarla con una cupola di vetro. Intanto Lisa come al solito si innamora di un ragazzino perfetto, Burt ha dei dubbi sul padre(non potete biasimarlo)e si affeziona di Flanders(ora sì,potete biasimarlo) e Marge ha dei ripensamenti sull'amore verso Homer. Tanto alla fine la famiglia è comunque unita. Alcune scene veramente simpatiche divertono e sarebbe stato impossibile che non ci fossero,però neanche più di tanto e nella seconda parte il film scade nella ripetitività. Si poteva,anzi si doveva, fare di più per il film dei Simpson,visto che chi la scrive è un genio. Poteva essere un evento invece è solo una operazione per risollevare gli ascolti della serie tv che dopo 17 anni calavano.

di Gianluigi Perrone

BLACK CHRISTMAS - UN NATALE ROSSO SANGUE


Black Christmas

USA 2007

REGIA

Glen Morgan

INTERPRETI

Katie Cassidy, Mary Elizabeth Winstead, Lacey Chabert, Michelle Trachtenberg.

SCENEGGIATURA

Glen Morgan,Roy Moore


Secondo remake per il regista californiano Glen Morgan, dopo l'ottima prova di Willard, già produttore di due dei tre Final Destination. Morgan ha già uno stile suo definito, anche se non particolamente originale che si riesce a evincere da due film molto diversi come Black Christmas e appunto Willard. Una densità di immagini e un senso per il weirdo molto retrò che sembra ingigantire i personaggi e le immagini a dismisura deformandoli come in un fumetto di Thomas Ott. L'effetto era molto più calzante per il primo film ma anche in questo Black Christmas non difetta. La pellicola si allontana ed anche parecchio dal modello originale anche se aggiorna e rielabora alcuni elementi vincenti del film del compianto Bob Clark. Il plot rimane tale, una
casa piena di belle figliole, alcune abbastanza disinibite, ma la storia di Billy è più chiara e il personaggio delineato in luogo dell'occhio nell'oscurità dell'originale. Il pover oBilly avrebbe massacrato la famiglia la notte di Natale di 15 anni prima e torna a casa per le feste. Morgan ha lavorato molto sull'illuminazione del film che è molto fastidiosa vista l'accozzaglia di colori che spara sullo schermo ma è volutamente distorcente per ridurre il tutto ad un delirio caleidoscopico. Uno dei personaggi è veramente sopra le righe: un malriuscito trans itterico in accappatoio. Anche sul versante dello splatter Morgan non scherza e i bulbi oculari diventano il marchio di fabbrica del film. Niente di stupefacente, un lavoro di artigianato che probabilmente nel tempo e con lungimiranza darà i suoi frutti.

di Gianluigi Perrone

lunedì 17 settembre 2007

PREMONITION



Premonition

USA 2007

REGIA

Mennan Yapo

INTERPRETI

Sandra Bullock, Julian McMahon, Nia Long, Kate Nelligan, Amber Valletta, Peter Stormare

SCENEGGIATURA

Bill Kelly


Tiepido questo thriller sovrannaturale di Mennan Yapo, al suo secondo film e primo con un budget sostanzioso. La storia è quella di una normale tragedia quotidiana in una famiglia medio borghese americana in cui il marito muore di incidente stradale. Inspiegabilmente il tempo comincia a frammentarsi e a scorrere in maniera irregolare mentre l'una che pare accorgersene è la protagonista, la madre, Sandra Bullock, che non prendendo in considerazione la follia tenta di cambiare il destino. Gli elementi per un buon thriller ci sarebbero tutti ed invece il film è talmente didascalico ed apoditticamente dogmatico che risulta noioso,morto. Si gioca sui rapporti morali dello spettatore nei confronti del lutto e della miseria quotidiana,come faceva ottimamente Pet Sematery,però è questi parodistico e irreale. Quasi impercettibile ma presente la vacuità di emozioni vere in questo film,incredibile a dirsi, a dispetto di una ottima interpretazione di Sandra Bullock. Cosa ancora più grave, alla fine della complessa sciarada, i conti non tornano.

di Gianluigi Perrone

domenica 16 settembre 2007

DIE HARD - VIVERE O MORIRE


Live Free or Die Hard

USA 2007

REGIA

Len Wiseman

INTERPRETI

Bruce Willis, Justin Long, Timothy Olyphant, Cliff Curtis, Maggie Q, Cyril Raffaelli, Mary Elizabeth Winstead

SCENEGGIATURA

Mark Bomback



“Sei come un Timex in un’era digitale”, No! Invece no! John McClane non ci sta a farsi definire in questo modo dal cattivo di turno, lui non è l’ultimo Rocky, se ne sbatte dell’introspezione, se non per alcuni secondi e in maniera autocelebrativa. John McClane ha le palle al posto giusto e continua a collezionare cicatrici tra avventure mirabolanti e autoironia pungente. Non c’è nulla di nuovo in questo capitolo di Die Hard, ancora una volta il nostro Bruce Willis si trova a fronteggiare dei ladri, di nuovo è praticamente da solo, non è invecchiato se non per dei capelli in meno, è ancora indistruttibile. Se la struttura della sceneggiatura è trita e ritrita le cose che cambiano sono la mole di quello che va a salvare McClane, in questo caso gli Stati Uniti, nel capitolo precedente New York, in quello prima un aeroporto e nel primo Die Hard un gruppo di persone.
L’adattamento temporale è più che ovvio, infatti siamo in pieno sentore post 11 settembre e i nemici sono degli hacker abilissimi. Ma c’è qualcosa in più, le scene d’azione non sono esagerate come sempre lo sono state, qui si va oltre, qui non si esagera, qui si delira totalmente!! Il nostro eroe farà di tutto, ogni cosa è assurda ma estremamente divertente, si lancia dalle macchine in corsa a folle velocità, cavalca i caccia, finisce i colpi della pistola e come arma lancia un’ automobile. Insomma non c’è limite al caos. Ignoranza pura e leggi della fisica mandate a fan culo senza nessun ritegno! Non importa, l’obiettivo è far passare il già visto come nuovo mantenendo la formula vincente, facendo esagitare chi sta guardando il film. Si resta a bocca aperta, ci si affeziona al dinosauro McClane e si ride di continuo.
Parliamoci chiaro, se non fosse una tamarrata funambolica questo film sarebbe una cacata bella è buona, invece è una cacata maledettamente divertente. Se vi è piaciuto quel delirio che è stato Ghostrider gradirete anche questo!
Da segnalare il cameo a sorpresa di Kevin Smith! Buon divertimento e ricordate: “yippi kai ay motherfucker!!”

di Davide Casale

VI DICHIARO MARITO E MARITO



I Now Pronounce You Chuck and Larry

USA 2007

REGIA

Dennis Dugan

INTERPRETI

Adam Sandlers, Kevin James, Jessica Biel,Ving Rhames, Steve Buscemi, Dan Aykroyd,Cole Morgen

SCENEGGIATURA

Barry Fanaro,Jim Taylor,Alexander Payne



“Vi dichiaro marito e marito” è una commedia graziosa, strappa più di una risata e risulta essere alla fine un divertimento abbastanza innocuo, ma piacevole. La storia, purtroppo risaputa, è quella di due amici pompieri che per motivi fiscali fingono di essere gay scatenando così il solito andirivieni di gag ed equivoci. Se il modello, soprattutto nel descrivere la vita di coppia dei due “eterogay”, è sicuramente un capolavoro come “Il vizietto”, tanto alto invece non è il repertorio di battute, doppi sensi, a volte abbastanza sconfortanti. Il regista Dennis Dugan non viene certo aiutato dagli (altrove)apprezzati sceneggiatori Alexander Payne e Jim Taylor, autori di commedie brillanti come Sideways e A proposito di Schmidt. Certo che “Vi dichiaro marito e marito” poggia soprattutto sulle spalle di ottimi interpreti come il bravo Adam Sandler o del suo patner Kevin James, già visto e apprezzato in “Hitch” con Will Smith. A questi si aggiungano una pletora di comparse riuscite come il mastodontico Dan Akroyd o il brillante Vigh Rahmes nei panni di un gay represso. La controparte femminile, Jessica Biels dal fisico prorompente, non lascia alcuna traccia né per la bravura interpretativa né per l’importanza del suo personaggio. Altro non poteva essere in un “buddy movie” che si vorrebbe pro gay e invece diventa man mano che prosegue terribilmente omofonico. Basta dire che “frocio” è una parola svilente per non essere politicamente scoretti? No se poi il ritratto che ne esce di questi omosessuali americani è il solito stereotipato a base di mossette e gridolini. Ma che diamine, è pur sempre una commedia usa e getta e in fondo fa il suo dovere di passatempo scacciapensieri. Rob Schneider, altro comico del “Saturday night show” con Adam Sandler, copre il mimetico ruolo di un prete orientale, una delle gang più simpatiche del film. Modesto.

di Andrea Lanza

martedì 11 settembre 2007

HOT FUZZ



Hot Fuzz

UK 2007

REGIA

Edgar Wright

INTERPRETI

Simon Pegg, Nick Frost, Bill Bailey, Jim Broadbent, Steve Coogan, Timothy Dalton, Bill Nighy, Stuart Wilson

SCENEGGIATURA

Edgar Wright e Simon Pegg


Tre anni di attesa perché quel geniaccio di Edgar Wright partorisse il suo nuovo successo annunciato. Sì, perché questo giovane inglese ha talmente sbalordito con quella commedia horror a tema zombesco quale è Shaun of the Dead (in Italia è orrendamente L’Alba dei Morti Dementi) che non ci si poteva aspettare che un altro grande film, infatti il signor Wright, con Hot Fuzz, spacca letteralmente il culo!
I protagonisti sono ancora loro due, quello coi capelli rossi e quello grassottello coi capelli neri, quello che crea i casini. Il rosso è Simon Pegg e il moro è Nick Frost, il primo è un agente di polizia coi controcazzi, ma nella vita uno sfigato totale, personaggio che vive solo per il suo lavoro e lo fa maledettamente bene, al punto di suscitare invidie ed imbarazzo anche tra le alte gerarchie del corpo di polizia. Proprio per questo i capi della polizia di Londra decidono di trasferirlo in campagna, in un paesino che rappresenta la noia totale, un villaggio che vince da anni il premio del luogo perfetto. Non vi è crimine a Sandford ma non vi è nemmeno vita, solo noia. Infatti colui che va a completare la coppia perfetta, Danny ,il figlio del capo della polizia del villaggio agreste, si appiccica subito al nuovo arrivato mettendolo di continuo in imbarazzo tra sbornie, guai e un modo di fare sull’orlo della demenza.
Ci sono poliziotti e ci saranno delle morti misteriose, mica si tira indietro il regista, anzi, confeziona un intreccio classico nello stile, sebbene molto originale nei fatti e ci spinge dentro la delirante storia attraverso caratterizzazioni esilaranti e sopra le righe.
Si sprecano strizzate d’occhio a classici dell’action movie recenti o meno. Ogni momento del film è una citazione a successi di qualsiasi genere. Riconoscerete film come Point Break, Terminator II, Commando, Arma Letale II, Bad Boys, Cobra e molti altri, ma forse la citazione più geniale è proprio quella verso il finale a Last Action Hero, in cui si svela chiaramente e con un elegante inchino quello che il film è: la parodia della finzione che caratterizza gli action movies. Hot Fuzz è tutt’altro che una semplice parodia, ed è molto di più di un semplice film comico, non solo per gli inserti di splatter estremo ma per il montaggio perfetto, per le location che lasciano a bocca aperta, per l’atmosfera che riesce a creare il regista, che è unica, come unico è il trio dei due protagonisti e del regista. Un cult movie!

di Davide Casale