mercoledì 23 maggio 2007

GHOST SON


Ghost Son

Italia, Sudafrica, Spagna, Gran Bretagna 2006

REGIA

Lamberto Bava

INTERPRETI

John Hannah, Laura Harring, Pete Postlethwaite, Coralina Cataldi Tassoni

SCENEGGIATURA

Lamberto Bava, Silvia Ranfagni


Si può continuare ad amare anche dopo la morte? E se i morti nell’aldilà sono soli e quasi egoisticamente tentano di portare con loro gli amati vivi? Raccontata così sembra un ipotetico ponte tra occidente e oriente sulla concezione della “vita dopo la morte” (diciamo tra ghost e kairo tanto per chiarirsi bene le idee). Poi c’è il ritorno di Lamberto Bava alla regia, uno che negli anni 80 - primi 90 aveva girato tanti horror e gialli di stampo televisivo grazie alle produzioni dania film e che pur non realizzando mai opere davvero “fondamentali” vuoi per il nome che si porta dietro, vuoi perché forse dopo di lui (salvo qualche sporadico kamikaze) nessuno si è mai più cimentato in italia con un film smaccatamente “di genere”, gode di un suo seguito. Aggiungiamo in più che per una volta due produttori italiani si sono sbattuti per trovare un capitale decente e realizzare un film “internazionale” con un cast di nomi come Laura Harring, John Hannah e Pete Postlethwaite, si può tranquillamente dire che sulla carta c’erano tutti i requisiti per un buon prodotto. Invece nonostante tutto dopo la visione di ghost son si esce dal cinema quasi incazzati. Lamberto Bava che come già detto non è mai stato sto gran regista ha curato la sceneggiatura insieme a Silvia Ranfagni (autrice del mio miglior nemico di verdone e di mater natura, quindi diciamolo non proprio una garanzia) scrivendo una storia perennemente indecisa se essere horror o melò e così tutta la prima parte del film scorre tra dialoghi bolsi ed improbabili sull’amore infinito, sulla solitudine, sulla pazzia e via blaterando alternando sequenze potenzialmente toste divise tra nudi integrali, scene di sesso che azzardano anche l’incesto pedofilo (io ho visto anche un “omaggio” anche a le notti del terrore di andrea bianchi) e qualche discreta trovata prettamente horror E così il film nonostante una fotografia abbastanza curata, forse un po’ da cartolina e l’anomala atmosfera africana procede piattissimo ed incerto come se fosse in attesa di esplodere da un momento all’altro tentando di costruire una suspance che invece manca totalmente. Poi quando il film arriva al bivio decisivo che potrebbe dargli lo sprint fino al finale, Bava masochisticamente si da il colpo di grazia scegliendo come direzione definitiva quella del melò sprofondando terribilmente nelle lande desolate del ridicolo involontario e concludendo il tutto nel modo più assurdo e kitch possibile. Una soluzione inspiegabile, un eccesso di autorialità che non gli appartiene e che sarebbe stato invece più giusto accantonare a favore di una strada che lui comunque conosce meglio, ovvero quella dell’horror puro. Arrivare alla fine di ghost son è un tedio infinito e non bastano le ostentate nudità di una superbona come Laura Harring o qualche lieve scossa epidermica proveniente dai lontani b.movie anni 80 per salvare tutto quanto e così più che creare un ipotetico ponte tra ghost e kairo qui si gioca più sul sicuro facendo un quasi remake di Shock dell’immortale padre Mario Bava. Bisogna comunque dire che Ghost son è si un brutto film, ma per una volta può essere brutto come un qualsiasi filmetto horror che ci arriva dall’america magari con una produzione forte dietro. E questo forse per un film italiano del genere è gia tanto, magari una futura operazione del genere diamola in mano a registi giovani e capaci invece di vecchi dinosauri ormai appassiti. Mamma mia come siamo ridotti male….

di Raffaele Picchio

Nessun commento: