lunedì 24 settembre 2007

FUNERAL PARTY


Funeral Party

UK 2007

REGIA

Frank Oz

INTERPRETI

Matthew Macfadyen, Keeley Hawes, Andy Nyman, Ewen Bremner, Alan Tudyk
SCENEGGIATURA

Dean Craig



E' più una annotazione che un premessa quella con cui voglio cominciare questa recensione: Frank Oz è britannico e quindi faccia dello humor brittannico. Se è possibile per sempre, visto i risultati entusiasmanti di questo Funeral party. Non è un critica al buon Oz che di cose carine ne ha fatte in abbondanza. Però in un mondo come Hollywood dove, a mio modo di vedere, c'è la spovveduta idea che alla fine conti più l'attore che un buono script (è stato uno dei motivi principali della caduta di Eddy Murphy): ed ecco, come per magia, spuntare fuori cretinate come the Score e la Donna perfetta. Magari mi sbaglio, ma per adesso sono contento Oz abbia avuto buon gusto (naturalmente British) di affidare uno script intelligente quanto grottesco a un cast d'attori sconosciuti (unica eccezione per Tudyk e uno strepitoso Bremner). I risultari si vedono sin da subito. Perchè Funeral Party non è un film che basa il suo umorismo sull' imprint del suo attore protagonista (emblematici in questo caso sono i film di Will Ferrell) ma è un film che punta sull'interpretazione corale da parte di tutto il cast. Ne segue un film armonico e non decentrato. Ma partiamo dalla storia: una ricca o medio borghesia (ma a chi importa?) si ritrova al funerale del patriarca. Niente di così sconvolgentemente triste. Perchè dopo neanche due minuti ecco la prima gag: Daniel, figlio del defunto, davanti al feretro sussurra stupito ai becchini "chi è? Non è mio padre". Da li in poi si riderà (garantito e assicurato) fino alla fine. Niente ripensamenti o cadute di stile. Il film alza sempre di più il tiro tanto che con il passare dei minuti Funeral Pary diventa sempre più scorretto (indimenticabile in questo caso la storia del nano imbucato). Naturalmente la ricetta delle gag è alquanto semplice: si prende un momento solenne e impostato come un funerale e si inserisce un sovvertitore (Valium coretto, la merda del nonno incazzato, l'imbucato, ecc) in modo che la reazione dei protogonisti sia il più bizzarra e grossolana possibile. Facile si. Alquanto facile se non si tiene conto del fatto che la comicità è ritmo. E di ritmo Funeral party ne avrebbe da regalare. Oz riesce a gestire anche tre gag alla volta senza andare ad intaccare l'equilibrio della storia. Tutto è sincronizzato come un orologio svizzero, merito e qui mi ripeto dello straordinario cast e di uno script brillante. Applausi di quelli sinceri quindi ad quest'ultima opera di Oz. Forse il miglior Oz degl'ultimi tempi. Di sicuro il più onesto con se stesso.

di Daniele Pellegrini

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