Pirates of the Caribbean: At World's End
USA 2007
REGIA
Gore Verbinski
INTERPRETI
Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley , Geoffrey Rush, Jonathan Pryce, Bill Nighy, Chow Yun-Fat, Tom Hollander, Stellan Skarsgård, Kevin R. McNally, Mackenzie Crook, Lee Arenberg, Martin Klebba, Keith Richards, Naomie Harris
SCENEGGIATURA
Ted Elliott, Terry Rossio
USA 2007
REGIA
Gore Verbinski
INTERPRETI
Johnny Depp, Orlando Bloom, Keira Knightley , Geoffrey Rush, Jonathan Pryce, Bill Nighy, Chow Yun-Fat, Tom Hollander, Stellan Skarsgård, Kevin R. McNally, Mackenzie Crook, Lee Arenberg, Martin Klebba, Keith Richards, Naomie Harris
SCENEGGIATURA
Ted Elliott, Terry Rossio
Terzo e conclusivo (si spera) episodio della Walt Dysney dedicato al mondo picaresco creato da Verbinsky. Torna nel bene e nel male tutta la compagnia che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti episodi.
L’odioso Lord Beckett portavoce dell’imperialismo più sfrenato -vedi la Compagnia delle Indie Orientali- intenzionato a “disinfestare” il mondo dall’orrida piaga dei pirati, il tenace Will (Orlando Bloom) dall’espressività di una cassapanca, deciso a tradire le persone a lui care pur di salvare il povero padre “dannato”. La bella Elisabeth (Keira Knightley) sempre più magra ed incazzata che mai, altro che le businesswoman di oggi, farà strada la signorina piratessa…(questa la capite dopo aver visto il film).
Il pirata Barbossa sconfitto nel primo film torna alla fine del secondo in versione zombi (anche se non si nota la differenza) riesumato dal mondo delle ombre ad opera della dea dei mari Calypso, pronto a riunire un consiglio di super pirati per opporsi alle mire espansionistiche della succitata Compagnia delle Indie bla bla bla...
Prima di tutto però, bisogna recuperare la star: Capitan Jack Sparrow (Johnny Depp) finito nelle fauci del Kraken alla fine del secondo episodio.
L’avventura inizia in quel di Singapore ritratta come una fogna di Calcutta, dove i nostri allegri e zozzi pirati dovranno recuperare (rubare) una mappa al temibile Capitan Sao Feng (Chow yun Fat, cosa si è ridotto a fare…) pirata con più cicatrici di Marilyn Manson, anche lui invischiato in questo gioco di potere vero fulcro di questo terzo film.
Ovviamente all’appello non manca il soprannaturale vascello Olandese Volante comandatao da Davy Jones, metà uomo e metà polipo, condannato a solcare i mari per l’etrnità un po’ come succede Capitan Findus.
Come avete capito questa volta le carte in tavola sono tante, forse troppe, infatti pare essere proprio questo il punto debole del film. Troppo corto per narrare al meglio ogni singola sottotrama (una mini serie sarebbe stata la cosa più saggia) e troppo lungo per un film di puro intattenimento.
In alcuni momenti la sceneggiatura corre impazzita dando luogo a situazioni quasi ridicole (vedi il risveglio della Dea Calypso) o i “solos”schizzati di Jack Sparrow degni di un film di Gilliam, ma dannatamente avulsi dal contesto e spiazzanti per continuità del film. Tanta carne al fuoco insomma, personaggi che compaiono e scompaiono senza una motivazione e situazioni che definire becere è poco, nonostante ciò il film diverte in virtù di un apparato scenico di grande livello.
Gli effetti speciali della Industrial Light And Magic e della Digital Domain fanno la differenza, soprattutto nel caotico finale dove i vostri occhi verrano spazzati via dalla maestosità degli scontri navali, un turbinare di acque in tempesta, di cannonate, spadate, pistolettate, esplosioni e chi più ne ha ne metta, da lasciare senza fiato anche uno spocchioso esigente come me.
Inutile cercare altro come ho letto in giro, il tema del viaggio inteso come scoperta/crescita, un percorso iniziatico costruttivo e le sue dirette consegenze…
Certo, è un film della Dysney non vi aspettavate mica una gang bang con Keira Knightley vero?
Soddisfacente conclusione di questa saga che mette indiscutibilmente la parola fine lasciando però un finale decisamente aperto. Difficile fermare un brand che incassa così tanto, ho l’impressione che rivedremo molto presto lo stralunato Sparrow e la sua Perla Nera all’orizzonte.
di Marco Figoni
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