
UK 2007
REGIA
Debbie Isitt
INTERPRETI
Martin Freeman,Jessica Stevenson,Stephen Mangan,Meredith MacNeill
SCENEGGIATURA
Debbie Isitt
Che piacere! Questo Confetti di Debbie Isitt si dovrebbe chiamare con più cognizione di causa supposte e spieghiamo presto il perchè. Qui Italia è stata fatta la barbarie,al cinema danno sottoprodotti televisivi in cui non è più,come in passato,che gli attori del cinema si andavano a racimolare con vergogna due lire in più in televisione ma il contrario. Fino ad arrivare a perle come Parentesi Tonde o Vita Smeralda. Ma in Inghilterra,dove tempo fa si erano scatenati contro la tv italiana(a ragione,che vuoi dirgli?)viene prodotto quello che non è altri che una copia di un reality show per il cinema. Orrore e raccapriccio! Tutta la misoginia possibile per la regista Debbie Isitt che magari si ritiene intelligente ad aver speso due lire muovendo le camere
in maniera televisiva e disinvolta sugli attori ricreando situazioni da reality. Le suocere rompipalle,le smorfiette tra fidanzati idioti,problemi esistenziali del merlo e possibilmente mancano frasi tipo "chi disprezza vuol comprare". Insomma la demenza defilippiana. La storia è quella di tre promessi sposi in concorso per vincere una casa. Il loro deve essere il matrimonio più originale. Alcuni fanno il matrimonio musical,altri sul campo da tennis e poi ci sono due nudisti perchè la Isitt si voleva assicurare di far sghignazzare qualche cretino. Fosse fatto bene almeno,invece il fim è noioso e non c'è sbocco se non ricreare nell'encefalogramma piatto di un determinato spettatore già coglione di suo dei richiami mnemonici a quella tv di merda che tanto gli piace per rilasciare endorfine sul ricordo dell'immagine. Inoltre,se non fossero bastate tutte le commedie con Hugh Grant e i vari Bridget Jones,questo film dimostra che il pubblico popolare inglese è veramente pessimo. Una catastrofe su tutta la linea che meriterebbe il campo di sterminio solo per l'idea malsana con cui è stata concepita. Riversare letame sulla già dolorante carcassa del cinema britannico.
di Gianluigi Perrone