Cemento Armato
Italia 2007
REGIA
Marco Martani
INTERPRETI
Giorgio Faletti, Nicolas Vaporidis e Carolina Crescentini
SCENEGGIATURA
Fausto Brizzi
Senza mettere in mezzo la polemica noiosa e ipocrita sulla morte vera o presunta del cinema italiano, Cemento armato rimane comunque uno di quei film nati per far discutere. Fa discutere perché realizzato in un periodo in cui sembra che tutti debbano per forza urlare e dimostrare che i generi ancora esistono, e godono di ottima salute. Niente di più falso. Almeno nel caso del film di Marco Martani: tentativo lodevole, indubbiamente, ma se questo è sufficiente a giustificare qualsivoglia risultato, allora significa che la crisi c’è ed è anche grossa. Il motivo della tragica malriuscita di Cemento Armato, a pensarci bene, è uno solo: dimentichiamo per un attimo la sceneggiatura colabrodo e incoerente, i dialoghi da farsa e le interpretazioni dilettantesche, perché hanno il loro ruolo solamente fino a un certo punto. No, il problema del film si chiama televisione. O fiction, che dir si voglia. Cemento armato è talmente subordinato agli standard televisivi di questi tempi da mettere veramente una gran tristezza: non c’è cinema in tutto questo, non c’è nessuna idea, nessuna visione del mondo o delle cose; Cemento Armato vorrebbe volare alto, ma finisce per cadere rovinosamente a terra con un gran tonfo. Trasmettiamolo in prima serata su Canale 5, e vi accorgerete che nessuno saprebbe distinguerlo da un Distretto di polizia qualsiasi: eccola qua la prova del nove. C’è chi, per difenderlo, tira in ballo i poliziotteschi anni 70, di come siano stati sottovalutati all’epoca auspicando tra qualche anno una rivalutazione anche di Cemento Armato: chi sostiene questo dimentica forse che, nel cinema italiano di trent’anni fa - bello o brutto che fosse - la fiction non era ancora cancro per le idee e i generi come invece accade oggi. E la conseguenza è il ridicolo involontario, sempre pronto a fare capolino da dietro l’angolo.
di Giacomo Calzoni
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