USA 2007
REGIA
Mike Binder
INTERPRETI
Adam Sandler, Don Cheadle, Jada Pinkett Smith, Liv Tyler, Mike Binder, Donald Sutherland
SCENEGGIATURA
Mike Binder
Alan Johnson (Don Cheadle) è un Dentista di New York, debilitato da un moglie dolente e intrappolato da un lavoro non soddisfacente. Un giorno, casualmente, incontra Charlie Fineman (Adam Sandler), suo vecchio compagno di università, dilaniato dalla perdita della propria famiglia nel fatidico 11 settembre. Charlie per paura di ricordare il suo dramma famigliare si chiude completamente al mondo, creandone uno suo fatto di musica anni '70, Mel Brooks, ristoranti Cinesi e Shadow of Colossus. Il Dott. Johson cercherà di aiutare Charlie a ricordare. Naturalmente è facile parlare di 11 settembre: la tragedia e l'orrore erano sotto gli occhi di tutti. Quello che non è facile è parlare del post-11 settembre: i giorni della paura, dell'incomunicabilità, della voglia di non tornare indietro a riflettere. Reign over me parla di questo. Charlie è solo uno dei tanti alienati che si chiude come un riccio pur di non affrontare le proprie paure in un città soffocata dall'incapacità di giustizia (e la giustizia non è la legge del taglione). New York (incredibilmente fotografata) è il grosso colosso che pesa sulle spalle dei loro abitanti (importante in questo caso la similitudine con Shadow of Colossus). Charlie, non ha fatto niente di speciale; a differenza degl'altri ha trovato solo il modo per non piangere. Magari non è per amicizia ma più per curiosità (come ogni persona al mondo davanti ad un Tv) che il dott. Johnson lo accompagna verso il viaggio per ricordare. Lui vuole sapere. E' desideroso di sapere come può essere stare da soli: se c'è plausibilità nell'isolamento. Lui vuole essere Charlie senza il dolore. Un modo egoistico per non affrontare i problemi. Eppure lui non ha sofferto nessuna perdita nell' 11 settembre, ma vuole scappare come Charlie. L'11 settembre forse è solo il giorno in cui la maggior parte della popolazione si è resa conto di essere indeterminante per le sorti del mondo. E' se non c'è voglia di parlarne, resta solo la frustrazione. Magari mi sbaglierò, ma questo Reign over me (citazione di una canzone di Quadrophenia degli Who) non è il semplice lacrima movie anche se dal finale si direbbe di si. Manca la compatibilità tra i personaggi e gli spettatori. Nessuno vorrebbe essere un uomo che asseconda i problemi e di certo nessuno verserà mai lacrime per dei sociopatici volontari. Questo non significa che il film non emoziona, anzi il motore principale del film è emotivo. L'attesa per quel pianto liberatorio è snervante quanto basta per renderlo uno dei film più drammatici dell'anno. Ma c'è dell' altro in questo Reign over me: un dito medio alzato verso un mondo che non si rispecchia più. Quella voglia maledetta di essere lasciati in pace. Qualche parola va spesa anche per un monumentale Adam Sandler. In precedenza non avevo grande simpatia per questo attore (anche quando aveva lavorato con Anderson). Ma la sua interpretazione in questo film a metà tra il drammatico e il buffo (ricorda molto il primo Hoffman) vale da solo tutto il film. Applausi per lui.
di Daniele Pellegrini